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Vita contemplativa in clausura

"Com'è  bella la vita tra queste mura, sotto lo sguardo del Maestro, in un dolce cuore a cuore con Lui!​"

                                                                                                                                                santa Elisabetta della Trinità

 

 

​La vita consacrata è una storia di amore appassionato per il Signore e per l’umanità: nella vita contemplativa questa storia noi la scriviamo, giorno dopo giorno, attraverso l’appassionata ricerca del volto di Dio, nella relazione intima con Lui. A Cristo Signore, che «ci ha amato per primo» (1 Gv 4,19) e «ha dato se stesso per noi» (Ef 5,2), rispondiamo con l’offerta di tutta la nostra vita, vivendo in Lui e per Lui, «a lode della Sua gloria» (Ef 1,12). In questa dinamica di contemplazione desideriamo essere voce della Chiesa che instancabilmente loda, ringrazia, geme e supplica per tutta l’umanità, e con la nostra preghiera collaborare con Dio stesso e rialzare le membra cadenti del Suo Corpo ineffabile.

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Unite a Dio, accogliamo nel nostro cuore e portiamo nella nostra preghiera quanto riguarda l’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio. Dal silenzio della Croce tutte le voci umane si fanno udire, per questo quando qualcuno si avvicina e bussa alla nostra porta è come fosse già atteso. Il suo nome e il suo volto ci appartengono, perché prima ancora sono di Cristo, e quando va via la sua presenza resta con noi come dono prezioso di umanità.

 

​Viviamo in clausura per rispondere all'esigenza, avvertita come prioritaria, di stare con il Signore. L’amore a Cristo Signore ci ha condotte nel deserto della solitudine e del nascondimento per poter stare con Lui solo e consumare in Lui la nostra vita. ​La separazione dal mondo, necessaria per tutti coloro che seguono Cristo nella vita religiosa, ha per noi una manifestazione particolare nella clausura, che è il luogo dell’intimità della Chiesa sposa: «Segno dell’unione esclusiva della Chiesa sposa con il suo Signore, sommamente amato». È  per noi il rimanere nello “spazio” consacrato a Cristo Signore, il rimanere nella propria “cella” come esorta la nostra Regola.

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​Scegliamo pertanto uno spazio circoscritto come luogo consacrato all’intimità di vita con Cristo partecipando così al Suo annientamento, mediante una povertà radicale che si esprime nella rinuncia non solo alle cose, ma anche allo spazio, ai contatti, a tanti beni del creato.

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​​La Chiesa pellegrinante è per sua natura missionaria, perciò la missione è essenziale anche per noi monache contemplative.  Compiamo la nostra missione dimorando nel cuore missionario della Chiesa, mediante la preghiera continua, l'oblazione di noi stesse e l'offerta del sacrificio di lode.

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 Nella sua splendida intuizione, S. Teresa di Gesù Bambino afferma: « ... capii che la Chiesa aveva un Cuore e che questo Cuore era acceso d'amore. Capii che solo l'Amore faceva agire le membra della Chiesa. ... Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa... nel cuore della Chiesa, mia Madre, io sarò l'Amore ». La consapevolezza di S. Teresa di Gesù Bambino è la convinzione della Chiesa: « La Chiesa è profondamente cosciente e senza esitazione essa incoercibilmente proclama che vi è un'intima connessione tra la preghiera e la diffusione del Regno di Dio, tra la preghiera e la conversione dei cuori, tra la preghiera e la fruttuosa recezione del messaggio salvifico ed elevante del Vangelo ».

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La nostra esistenza, interamente donata al servizio della lode divina nella piena gratuità, desidera annunciare e diffondere il primato di Dio e la trascendenza della persona umana, creata a sua immagine e somiglianza, un richiamo per tutti a quella cella del cuore dove ciascuno è chiamato a vivere l'unione con il Signore.

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Continuiamo a stare nel mondo, senza essere del mondo e, benché separate da esso, non cessiamo di intercedere costantemente per l’umanità.

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